La sintesi è che ho dovuto abbandonare la via degli Dei e ripiegare su una mia personale variante di valico appenninico. Nell’immagine si vedono i monti che celano il sentiero, recentemente narrato da Wu Ming2 (si scarica da Giap), tra cui credo il Venere.
Vorrei che apprezzaste l’orrendo cantiere della variante di valico ufficiale, che va avanti inesorabilmente da quasi vent’anni. È quella striscia verde sotto ai monti. Ho avuto il privilegio di vederlo in tutto il suo ciclopico orrore.
Ma ero partito da questa gioia per gli occhi:
Visto che non sopporto i resoconti di viaggio in stile “la prima tappa da Cazzolengo a Sbracate in 2h44′” non vi ammorbero’ con tali fesserie. Solo dico che il primo tratto era pieno di fango e ci slittavo, nel secondo sono stato fermato e respinto da un inizio di congestione presumibilmente dovuto a un notevole piatto di pappardelle al cinghiale insieme a potassio sciolto in alcol, dalle pendenze e dalla mia scarsa, per ora, condizione fisica.
Probabilmente ha influito anche il carrello dei bolliti della sera prima:
Dunque dagli Dei slitto alla Val di Setta, in cerca di pendenze più dolci. Domani scavallo. E stasera evito il carrello di cui sopra. Apparentemente l’osteria con camere dove mi sono fermato serve solo bianchini ai boscaioli locali. Ma al potassio non rinuncio.
daje de cinghia, daje de potassio e daje de bianchini. tutto il resto è noia. al massimo, di mezzo fatte una birretta